L’autoerotismo, da non considerare come un surrogato sessuale, è un importante spazio di intimità individuale, che nulla toglie alla qualità del rapporto di coppia, ma può anzi migliorarla favorendo una migliore conoscenza del proprio corpo, del suo funzionamento sessuale e delle fantasie a contenuto erotico che accendono il nostro desiderio e alimentano la nostra eccitazione. Masturbarsi spesso (anche quotidianamente) pertanto non è l’equivalente di avere un comportamento compulsivo. Masturbazione deriva da “masturbāri”, dal latino “manus”-mano e “turbare”-agitare: è un massaggio, uno sfregamento continuo della dita/mano sul pene maschile e femminile in erezione/eccitazione, fino ad arrivare all’orgasmo. E’ bene spiegare che la masturbazione non è solo una attività per single, ma è normale anche nella coppia: la masturbazione reciproca non è un rapporto incompleto o immaturo, ma è un atto sessuale normale (a qualsiasi età), che rientra nel concetto di “fare l’amore”, cioè non è un preliminare (parola da non usare più). Il termine “onanismo” usato spesso per la masturbazione è errato perché Onan, come è scritto nella Bibbia in Genesi 38:8-9, non rispettò il levirato praticando il coito interrotto.
Secondo il Dottor V. Puppo, medico sessuologo, la masturbazione è importante anche e specialmente per le donne, per capire meglio le proprie reazioni sessuali; inoltre l’orgasmo è stato considerato un ansiolitico efficace e naturale e costituirebbe il farmaco degli individui in buona salute.
Purtroppo, ancora oggi, chi si masturba è considerato un bambino, quindi la masturbazione determina tanti complessi di colpa e, purtroppo, anche molte donne credono che il vero uomo non debba masturbarsi: guai per un adulto ammetterlo, sarebbe deriso più di un adolescente. Invece è normale a qualsiasi età, come ormai è scritto in tutti i libri di sessuologia, e chiaramente la masturbazione non provoca conseguenze fisiche come in passato anche i medici credevano. Non è vero neanche che l’eiaculazione provochi sempre una grande dispersione di energia (vedi le astinenze sessuali imposte in passato agli atleti prima delle competizioni; sono molti invece gli atleti che dopo tale atto ottengono ottime performance); a volte succede, con un successivo senso di stanchezza o spossatezza, ma sono molti i fattori che possono provocarla o facilitarla o che danno questa sensazione, come le stress mentale, l’alimentazione inadeguata, le condizioni fisiche. Anche per le donne la masturbazione è importante, e molto di più che per gli uomini, perché condiziona la mente e il corpo all’eccitazione e all’orgasmo e perché permette di scoprire la sensibilità della clitoride e delle piccole labbra. Una donna che si masturba (stimolando sempre la clitoride: praticamente sono poche le donne che si masturbano o che cercano di godere solo tramite la vagina) in teoria, dovrebbe avere una vita sessuale migliore di chi non lo fa, perché sa di poter godere, e col futuro partner dovrebbe pretendere anche lei di avere l’orgasmo, invece poi quasi sempre si adegua alla normalità (cioè cercare di avere l’orgasmo con il rapporto vaginale) e spesso finge di godere e, se non smette, si masturba di nascosto. Tutte le ragazze devono sapere che la prima cosa che viene insegnata da un sessuologo a una donna con problemi sessuali (spesso inesistenti perché l’orgasmo vaginale non esiste), è proprio la masturbazione. Mentre le donne anziane sole, se riescono a superare le inibizioni, devono sapere che con la masturbazione possono ancora godere del proprio corpo durante tutta la loro senescenza.
Per alcune persone però, la masturbazione da pratica sana ed esplorativa, può assume le forme disfunzionali di un bisogno incontrollato di masturbarsi ripetutamente fino ad assumere le caratteristiche di una vera e propria dipendenza. La persona non riesce a fare a meno di questa condotta, che viene quindi ripetuta assiduamente, senza controllo, in assenza del raggiungimento di una vera soddisfazione. Nonostante ciò, il bisogno di masturbarsi diventa sempre più accerchiante e il soggetto organizza la propria vita anche in termini economici, lavorativi e affettivi intorno alla soddisfazione della compulsione masturbatoria. La problematicità è data proprio dall’impossibilità di raggiungere una vera gratificazione psicologica, e la situazione può diventare paradossale: la stessa mancanza di appagamento diventa in realtà il motore che sostiene questo comportamento, generando un modo di fare che alla lunga può diventare ingestibile. In queste persone la messa in atto del comportamento masturbatorio scinde dalla sessualità, dall’affettività, dall’intimità e dalla relazione e diventa un modo per sfogare e sedare la rabbia, l’ansia, etc. In altre parole, è come se tale comportamento fingesse da antistress in grado di rassicurare l’individuo. La masturbazione compulsiva riguarda entrambi i sessi, con un forte condizionamento da parte di stati emotivi negativi quali ansia, depressione e senso di vergogna, che contribuiscono ad alimentare la condotta. La masturbazione diventa in questi casi una vera e propria attività sostitutiva: per non pensare, per non sentirsi messi alla prova; può assumere i caratteri di una dipendenza tramite una via che la rende particolarmente gratificante, ovvero di solito la pornografia, o il voyeurismo, cioè la pornografia “dal vivo” praticata a pagamento o assistendo a rapporti di altri, o clandestinamente (spiando le persone intente ad attività sessuali). Esistono ad esempio individui in grado di dedicare ore alla masturbazione senza mai raggiungere l’orgasmo, oppure di arrivare ad avere numerosi orgasmi nel giro di poche ore. La masturbazione diviene patologica poiché all’aumento della frequenza corrisponde una minore soddisfazione, ricercata in maniera rabbiosa o smaniosa senza successo, oppure corrisponde una condizione demoralizzante e imbarazzante per la persona.
La masturbazione compulsiva è quindi un comportamento che necessita di essere indagato approfonditamente nelle sedi opportune (con uno psicologo psicoterapeuta): la psicoterapia cognitivo comportamentale rimane l’intervento più strutturato e, attualmente, quello in grado di offrire maggiori potenzialità per il trattamento delle dipendenze sessuali. Il trattamento psicofarmacologico in alcuni casi, può venire utilmente associato agli interventi psicoterapeutici.
Riferimenti:
Puppo V., La sessualità umana e l’educazione a fare l’amore., Con Aggiornamenti, 2011.
Dott. Massimo Amabili
Psicologo e Psicoterapeuta Ascoli Piceno e Teramo