Instagram, Facebook, Selfie e Narciso: che cosa li lega?

Dalle feste comandate ad ogni minima occasione di vita quotidiana, siamo invasi dalla selfiemania, tanto che gli stessi produttori di smartphone cominciano a presentare prodotti supertecnologici progettati a “scopo” selfie, con l’impulso irrefrenabile alla condivisione sui principali social media. Spesso sentiamo nominare i più diffusi, Facebook o Twitter, ma forse tra gli adolescenti (ahimè, eterni ormai…) un posto di riguardo è stato acquisito anche da Instagram. Una tendenza fortissima ormai anche in Italia, dove ad esempio gli iscritti a questo social sono già oltre 4 milioni (Ottobre 2014) con il 66 per cento degli studenti che dichiara di praticare la moda dell’autoscatto. Il boom dei selfie è l’indicatore di un neonarcisimo dilagante, che viene perfino studiato nel mondo scientifico: la febbre dei selfie, con il suo autocompiacimento di contorno, segnala il rischio di una “psicopatia narcisista”. E’ un riferimento chiaro e logico al Disturbo Narcisistico di Personalità, ossia un tratto di personalità caratterizzato da grandiosità, da un tronfio senso di auto-importanza, e sovrastima di unicità. Le persone affette da questo disturbo di personalità sono costantemente alla ricerca di stimoli, provenienti dall’ambiente esterno, che possano tenere alto il proprio senso di sé.

Non sorprende, quindi, che il narcisismo sia associato ad una serie di problemi interpersonali. Il narcisista induce nell’altro una prima impressione positiva che, nel lungo periodo, cede il posto a sensazioni negative. D’altro canto nelle relazioni romantiche, queste persone tendono ad accerchiarsi di partners che possano tenere alta la propria autostima, affannandosi eccessivamente per soddisfare ogni loro ordine. Di conseguenza, risultano spesso poco empatici, estremamente criticisti, ostili e tendenzialmente aggressivi verso coloro che fungono da ostacolo al loro affermarsi. Nonostante questi aspetti negativi interpersonali, esistono anche notevoli aspetti positivi. Ad esempio, i narcisisti che mostrano alti livelli di autostima hanno bassi livelli di depressione, ansia e solitudine. Essi tendono, inoltre, a segnalare più felicità e benessere soggettivo rispetto a coloro che sono meno narcisi. Malgrado questa coltre di ferro apparente, i narcisiti sono molto fragili e possiedono un elevato senso di inferiorità e di inutilità. Per far fronte a questi sentimenti di inferiorità, i narcisisti utilizzano strategie di difesa nei confronti di coloro che fungono da minaccia, reale o presunta, alla autostima. Questo costante combattere con provocazioni esterne, porta queste persone a mettere in atto delle strategie di coping difensive e repressive, che portano ad una maggiore reattività cardiovascolare, ad elevato stress, pressione sanguigna più alta, e peggiori esiti a malattie cardiovascolari, di cui, i narcisisti, non sono affatto consapevoli.

Ma perché gli esperti collegano spesso la selfiemania al narcisismo?
Chi usa in modo eccessivo l’autoscatto sui social network postando le proprie foto condivide moltissimi aspetti anche intimi della propria vita, ma quando sono i giovani a farlo (ancor più gli adolescenti) rischiano di dare troppa importanza a questa modalità di condivisione fino a credere che sia fondamentale per creare e mantenere rapporti di amicizia. Pubblicare selfie tende a soddisfare un proprio bisogno narcisistico di apparire ed essere visti dagli altri, dal momento che le fotografie ritraggono il soggetto durante la sua quotidianità.
Eccedere in tal senso però può diventare un problema. Infatti l’American Psychological Association ha riscontrato l’insorgere di una nuova patologia legata all’ossessione per i selfie. Questa patologia prende il nome di “Selfitis” e sta ad indicare un vero e proprio bisogno ossessivo-compulsivo di scattare foto a se stessi per pubblicarle poi sui social network. Questo comportamento celerebbe gravi carenze di autostima e comunque problemi legati all’intimità della persona. Gli individui infatti, anche tramite Facebook, Twitter, Instagram o altri social network, tendono a distorcere la realtà riguardante la propria vita, pubblicando foto, commenti e stati d’animo che danno una certa immagine di sé agli altri. Allo stesso tempo queste persone sono sempre in attesa dei commenti adulatori degli altri e dei “like” ad una loro foto.
Un esempio eclatante di dipendenza da selfie (selfie addict) è stato quello di Danny Bowman, un ragazzo così ossessionato dagli autoscatti da arrivare a tentare il suicidio. Danny ha iniziato a 15 anni e dopo 4 anni, all’età di 19 anni dedicava 10 ore al giorno alla ricerca dello scatto perfetto. Ben 200 scatti al giorno dal suo inseparabile smartphone. L’ossessione aveva raggiunto livelli tali da indurlo ad abbandonare la scuola. Una parabola discendente culminata con il tentativo di suicidarsi sventato dalla madre del ragazzo. In un’intervista al Mirror, Danny ha dichiarato: “Ero sempre alla ricerca del selfie perfetto e quando ho capito che non ci sarei mai riuscito ho desiderato la morte. Questa ossessione mi ha portato via gli amici, la scuola, la salute e quasi la mia vita” (…).”La gente non si rende conto che quando posta una propria immagine su internet può finire fuori controllo. Ero entusiasta quando avevo commenti positivi, ma distrutto quando avevo qualche critica” (Mirror, 23 marzo 2014).
Facebook, cosi come altri social networks come Instagram, permette infatti all’utente più o meno narcisista l’illusione di una buona dose di controllo su come il proprio sé viene presentato e percepito dagli altri.
Uno studio di Carpenter pubblicato su Personality and Individual Differences approfondisce ad esempio la questione di come i narcisisti stanno su Facebook. Nella ricerca il narcisismo viene definito come “un pattern pervasivo di grandiosità, di bisogno di ammirazione e di un’esagerata importanza attribuita a sé stessi”. In tale studio, che ha coinvolto 292 utenti di Facebook, sono stati misurati alcuni indici del loro comportamento virtuale categorizzati in due grandi classi: da una parte, i comportamenti di “autopromozione” come ad esempio postare update del proprio status, foto di sé stessi e aggiornamenti del proprio profilo personale; dall’altra i comportamenti “antisociali” tra cui cercare supporto sociale in misura maggiore rispetto a quanto se ne da, manifestare rabbia quando gli altri non commentano il proprio status, reagire e rivalersi rispetto a commenti negativi. I risultati hanno mostrato che i punteggi della sottoscala dell’esibizionismo grandioso (alti punteggi corrispondono a vanità, senso di superiorità, e tendenze esibizionistiche) correlano positivamente con i comportamenti di autopromozione su Facebook. Similmente, i punteggi della dimensione legata alla tendenza a manipolare gli altri (punteggi elevati indicano il desiderio di imporsi e di manipolare gli altri a proprio vantaggio) correlano positivamente con i comportamenti antisociali sul social network. Risultati interessanti tenendo presente che l’autostima, quella buona (trait self-esteem), non è correlata a comportamenti di autopromozione e per di più correla negativamente con i comportamenti antisociali da social network.

Altri studi convergono nel segnalare come i più narcisisti siano gli uomini che non tanto si fanno i selfie, ma che una volta scattato il click lo postano sui social networks. I più narcisisti sono non tanto coloro che si fanno i selfie e se li tengono sul cellulare ma quelli che, fatto il selfie, sentono l’impulso incontrollabile di postarlo da qualche parte in rete. Gli stessi soggetti avrebbero anche punteggi elevati nella psicopatia, dimensione spesso associata a elevata impulsività. L’esempio del sopracitato caso di Danny deve essere un monito per tanti giovani: è facile restare vittima del bisogno dell’approvazione altrui e quando questa manca, gli effetti sono devastanti. Si parla di selfie addict proprio perché si tratta di una vera e propria dipendenza come quella legata alla droga, all’alcool e al gioco d’azzardo.
Per questo motivo è importante rendersi conto che non bisogna valutare il proprio aspetto solo tramite il giudizio altrui, poiché si corre il rischio di dare troppo peso alle critiche o di crearsi delle aspettative che poi saranno inevitabilmente disilluse. A tale scopo è fondamentale fare riferimento alle proprie capacità e risorse per vivere con un sano equilibrio interiore e una buona dose di autostima. Laddove poi ci si rendesse conto di avere bisogno dell’approvazione altrui per piacersi, allora bisogna fermarsi e capire le origini di tali insicurezze per colmarle e per valorizzare se stessi per come si è, senza voler necessariamente apparire come invece gli altri si aspettano.

Fonti:
-Fox, J. & Rooney, M.C. (2014). The Dark Triad and trait self-objectification as predictors of men’s use and self-presentation behaviors on social networking sites. Personality and Individual Differences. Volume 76, April 2015, Pages 161–165.
http://www.stateofmind.it/2015/02/selfie-narcisismo-psicopatia/

Dott. Massimo Amabili
Psicologo e Psicoterapeuta Ascoli Piceno e Teramo

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