Il disturbo bipolare (altrimenti noto come psicosi maniaco depressiva o come depressione bipolare) è una malattia seria che se non trattata adeguatamente, può causare gravi sofferenze e risultare anche molto invalidante. E’ un disturbo mentale che colpisce circa 1 persona su 100, ed è caratterizzato da oscillazioni insolite del tono dell’umore e della capacità di funzionamento della persona. Chi ne soffre può essere al settimo cielo in un periodo e alla disperazione in un altro senza alcuna ragione apparente, passando dal paradiso della fase maniacale o ipomaniacale all’inferno della fase depressiva anche più volte durante la vita. Per comprendere meglio la variabilità del tono dell’umore, immaginiamo che sia costituito da tre elementi o continuum: l’umore, il flusso delle idee ed il comportamento motorio. Se ci figuriamo questi tre elementi rivolti verso il basso, avremo un umore depresso, un rallentamento dei pensieri e poca voglia ed energia nel muoversi, cioè lo stato depressivo. Se, invece, ci rappresentiamo i tre continuum orientati verso l’alto avremo un umore esaltato, una grandissima quantità di idee e l’iperattività motoria, ossia lo stato dell’umore che viene definito maniacale. Nei casi in cui uno dei vettori è orientato in senso diverso rispetto agli altri avremo, infine, lo stato misto.
Chi è affetto da disturbo bipolare tende ad alternare infatti fasi depressive seguite da fasi ipomaniacali o maniacali (bipolarismo). In genere le fasi depressive della depressione bipolare tendono a durare più a lungo di quelle maniacali o ipomaniacali: di solito durano da qualche settimana a qualche mese, mentre le fasi maniacali o ipomaniacali durano una-due settimane. A volte, nel disturbo bipolare, la transizione da una fase all’altra è rapida e immediata; altre volte, invece, è intervallata da un periodo di umore normale; quando la persona transita in modo non definitivo da uno stato all’altro (cioè non è completamente depresso né completamente in mania) si può presentare, invece, lo stato misto. Non bisogna, però, confondere quelli che comunemente sono definiti “alti e bassi”, che ognuno di noi può avere nel corso della propria vita quotidiana, con le severe manifestazioni del disturbo bipolare, che possono, invece, rovinare i rapporti interpersonali, causare la perdita del lavoro e, in casi estremi, esitare in comportamenti suicidari.
Il disturbo bipolare può essere curato; la cura del disturbo deve essere condotta da specialisti che conoscono bene tale malattia. Questa malattia è totalmente compatibile con una vita normale e produttiva, ma le cure cui ci si sottopone molto frequentemente durano per tutta la vita. Alla stessa stregua delle malattie cardiologiche e del diabete, infatti, il disturbo bipolare è una malattia di lunga durata che deve essere controllata costantemente durante vita della persona. Nella gran parte dei casi la malattia non viene riconosciuta con facilità e le persone possono star male per anni prima di ricevere una corretta diagnosi e un adeguato trattamento. Come stimato dal National Institute of Mental Health circa il 2,6 % della popolazione americana al di sopra dei 18 anni ne è colpito e vi sarebbero determinanti genetiche che in interazione con l’ambiente possono dar luogo alla patologia. I primi sintomi si manifestano generalmente nell’adolescenza per poi acutizzarsi nell’età adulta. Richiede controllo e cura costante spesso per tutto l’arco della vita.
Le fasi depressive nel disturbo bipolare si caratterizzano per un umore molto basso, una sensazione che niente sia più in grado di dare piacere e una generale tristezza per la maggior parte del giorno. In linea di massima, le fasi depressive non si differenziano dagli episodi depressivi della depressione maggiore unipolare. Durante queste fasi del bipolarismo, quindi, il sonno e l’appetito possono risultare facilmente alterati; la capacità di concentrazione e la memoria possono essere molto minori. A volte, sempre durante le fasi depressive, le persone affette dal disturbo bipolare pensano ricorrentemente al suicidio. Le fasi maniacali nel bipolarismo, in alcuni casi, vengono generalmente descritte come l’esatto contrario di quelle depressive, ovvero caratterizzate da un umore alquanto elevato, dalla sensazione di onnipotenza e da un eccessivo ottimismo. In queste fasi, i pensieri si succedono molto rapidamente nella mente del paziente affetto da disturbo bipolare al punto da diventare così veloci che risulta difficile seguirli. Il comportamento può essere iperattivo, caotico, fino al punto di rendere il paziente inconcludente. L’energia del paziente bipolare in fase maniacale (o ipomaniacale) è talmente tanta che spesso il soggetto non sente la necessità di mangiare o di dormire e ritiene di poter fare qualsiasi cosa, al punto da mettere in atto comportamenti impulsivi, come spese eccessive o azioni pericolose, perdendo la capacità di valutare correttamente le loro conseguenze. Sono frequenti veri e propri disturbi del controllo degli impulsi (dipendenza da gioco d’azzardo, shopping compulsivo, ecc.) In molti casi, tuttavia, la fase (ipo)maniacale del disturbo bipolare non si caratterizza per un eccesso di euforia e di grandiosità, bensì per un umore disforico, cioè per un senso costante di rabbiosità e ingiustizia subita, che si traduce in irritabilità e intolleranza e, spesso, in aggressività espressa, sempre senza valutare correttamente le conseguenze dei propri comportamenti.
Il disturbo bipolare può essere di due tipi:
• Bipolare I: caratterizzato dalla presenza di uno o più Episodi Maniacali o misti e spesso anche da Episodi Depressivi
• Bipolare II: caratterizzato dalla presenza di uno o più Episodi Depressivi cui si associa almeno un Episodio Maniacale.
Le cause
Come per altri disturbi psicologici e psichiatrici le cause sono spiegabili con modelli bio-psico-sociali. Nel disturbo bipolare il ruolo del fattore biologico e genetico è dimostrato scientificamente e influisce sulla vulnerabilità a sviluppare il disturbo. E’ molto frequente infatti in alcune famiglie in cui molti membri all’interno hanno la malattia o alcuni tratti. Chi ha un parente, soprattutto un parente prossimo come un genitore o un nonno, che soffre o ha sofferto di questa malattia e/o ha un temperamento ipertimico (pieno di vitalità ed energia) o un temperamento irritabile con esplosioni di rabbia sproporzionate alle cause o ancora, un temperamento ciclotimico con forti oscillazioni dell’umore e dell’energia ed infine un temperamento “melanconico” tendete alla tristezza e al pessimismo, ha una maggiore probabilità di sviluppare il disturbo, ma può anche non ammalarsi mai, perché i geni costituiscono sì un importante fattore ma solo di rischio.
Altri fattori possono svolgere un ruolo importante, come gli eventi di vita stressanti o i successi, il consumo eccessivo di caffè, alcol, droga o altri stimolanti, le gravi irregolarità del sonno, una bassa qualità di vita, alcuni farmaci, e così via. La combinazione tra questi fattori e quelli genetici causa la malattia.
La ricerca è al lavoro con moltissimi studi. La gran parte della comunità scientifica è concorde per una ipotesi multifattoriale nella genesi della malattia.
Il disturbo bipolare I geni, lo ricordiamo, aumentano la possibilità di sviluppare la malattia ma non la generano direttamente e non si può affermare in alcun modo che avere i geni della malattia significa di sicuro ammalarsi. Studi su gemelli indicano che se uno dei due gemelli è malato l’altro ha 6 volte in più la probabilità di sviluppare la malattia. In aggiunta, i dati di ricerca ci dicono che il disturbo bipolare non è causato (come anche le altre malattie mentali) da un singolo gene.
La cura
Gli obiettivi del trattamento del disturbo bipolare sono la stabilizzazione dell’umore, riducendo la frequenza e la gravità degli episodi maniacali e depressivi, e la prevenzione delle ricadute future. Per raggiungere questi obiettivi è solitamente necessaria un’adeguata cura farmacologica con stabilizzatori dell’umore: il litio carbonato, in particolare per il trattamento della mania, ma vengono utilizzati anche farmaci anticonvulsivanti che hanno l’effetto di stabilizzare l’umore, come il valproato sodico (Depakin, Depamag), efficace nel trattamento della mania e degli stati misti; la carbamazepina (Tegretol), efficace nel trattamento della mania; la lamotrigina (Lamictal), efficace nella prevenzione delle ricadute depressive; anche gli antipsicotici atipici hanno un enorme effetto sulla stabilizzazione del tono dell’umore; tra questi ci sono: l’ olanzapina (Zyprexa), il risperidone (Risperdal), la quetiapina (Seroquel) e la clozapina (Leponex).
Le ricerche scientifiche dimostrano che quando il trattamento farmacologico è associato alla Psicoterapia Cognitivo-Comportamentale si ha una maggiore stabilizzazione dell’umore e una più significativa riduzione delle ricadute. La persona riesce maggiormente ad aderire al trattamento farmacologico, lo segue con maggiore costanza e motivazione. La Psicoterapia Cognitivo-Comportamentale aiuta inoltre la persona che soffre di disturbo bipolare, e i suoi familiari, innanzitutto a comprendere ed accettare il disturbo, il suo funzionamento e l’impatto che può avere sulla vita dell’individuo e dei suoi familiari. Fornisce strumenti utili ad affrontare le fasi maniacali e depressive, imparando a riconoscere precocemente i segnali della ricaduta e ad affrontarli efficacemente. La maggior parte delle persone con disturbo bipolare, anche affetta da forme gravi, può raggiungere un ottimo livello di stabilizzazione della malattia. Poiché il disturbo bipolare è una malattia ricorrente, è suggerito vivamente e quasi sempre è indicato un trattamento di lunga durata, anche life time.
Per maggiori approfondimenti:
• Capire il disturbo bipolare – Allegria F., Leonardini P.P., Lombardo C., Milanese C., Rainone A. in Cognitivismo Clinico, vol. 5, n. 1, 2008.
• Farmacoterapia del disturbo bipolare – Saettoni M., Bartoletti P., in Cognitivismo Clinico, vol. 5, n. 1, 2008.
• La dimensione cognitiva dei disturbi dell’umore – Mancini F., Rainone A. in Trattato Italiano di Psichiatria, Terza Edizione, a cura di Cassano B.G., Tundo A., Elsevier Masson, 2008.
• I disturbi bipolari. Un’ipotesi cognitivista di comprensione – Rainone A., Mancini F., a cura di Perdighe C., Mancini F. – Giovanni Fioriti Ed., 2010.
• Quale ruolo per la psicoterapia nella cura del disturbo bipolare? La terapia Cognitivo-Comportamentale – Rainone A., Marras L., Chichierchia A., in Cognitivismo Clinico, vol. 5, n. 1, 2008.
• U.S. Census Bureau Population Estimates by Demographic Characteristics. Table 2: Annual Estimates of the Population by Selected Age Groups and Sex for the United States: April 1, 2000 to July 1, 2004 (NC-EST2004-02) Source: Population Division, U.S. Census Bureau Release Date: June 9, 2005.
• http://www.stateofmind.it/
Dott. Massimo Amabili
Psicologo e Psicoterapeuta Ascoli Piceno e Teramo