Una recente ricerca condotta dal collega Dottor Alessandro Di Domenico, unitamente ad altri studiosi del Dipartimento di Medicina clinica, sanità pubblica, scienze della vita e dell’ambiente dell’Università degli Studi dell’Aquila, ha indagato il rapporto esistente tra le abitudini di vita apprese in età adolescenziale e i benefici che esse possano apportare sulla salute. Lo studio, compiuto sugli studenti universitari dell’Ateneo de L’Aquila, ha messo sotto i riflettori il momento di accesso ai corsi universitari per i ragazzi, che è sì emozionante per i giovani studenti, ma anche fortemente stressante poiché si trovano a far fronte ad un nuovo e più pesante carico di studio, nuovo contesto e rete sociale nei quali inserirsi e trovare un proprio ruolo. Di pari passo con questi importanti cambiamenti e maggiori responsabilità, i giovani studenti hanno maggiore libertà sul proprio stile di vita rispetto al passato, per lo più controllato dalla famiglia.
L’autostima sembra esser associata alle attività alle quali gli studenti dedicano la maggior parte del loro tempo, ma non è chiara quanto si leghi nello specifico all’attività fisica. La letteratura solo recentemente ha focalizzato l’attenzione sugli effetti positivi dell’attività fisica sulla salute mentale e sulla percezione soggettiva dello stato di salute psicofisico: ma i giovani adulti sono ad oggi ancora poco studiati, e gli studi longitudinali sono carenti.
Scopo del predetto studio era indagare quindi la prevalenza della sedentarietà ed i livelli di attività fisica in un campione di giovani evidenziando le associazioni con la percezione del benessere fisico e psichico.
L’età media dei 132 partecipanti è risultata pari a 24 anni, per il 64% di genere femminile. Attraverso il calcolo del BMI, è stata stimata una prevalenza del 6% di soggetti sottopeso, ed il 6% dei soggetti risultava in sovrappeso o obeso. Attraverso l’indice M.E.T. (o equivalente metabolico, utilizzato come unità di misura che esprime l’intensità dell’attività fisica), la prevalenza di soggetti sedentari è stata stimata pari al 14%, mentre il 20% dei partecipanti pratica attività fisica di bassa intensità, il 34% pratica attività fisica di moderata intensità, e il 33% di intensità elevata. L’attività fisica è risultata associata al genere (cioè varia a seconda del genere di appartenenza). La percezione della abilità, della forza, della resistenza, risulta associata al genere ed al livello di attività fisica; la percezione della flessibilità è associata al livello di attività fisica praticata ma la percezione della coordinazione è legata solamente al genere. Chi è sedentario o pratica un livello basso di attività sportiva si percepisce in salute quanto chi pratica attività fisica moderata o intensa, con un livello di autostima assolutamente sovrapponibile a chi è invece attivo.
Tale studio ha messo in evidenza che tra giovani universitari il 34% non pratica attività fisica o al più la pratica con bassa intensità. Le ragazze riferiscono maggiore autostima ed una maggiore percezione di benessere generale rispetto ai ragazzi, ma la percezione del benessere psico-fisico non si associa con l’attività fisica.
Strategie per promuovere il benessere quotidiano dovrebbero incoraggiare gli studenti universitari a includere una maggiore quantità di attività fisica, nonché limitare il loro comportamento sedentario, soprattutto continuando a focalizzare l’attenzione e l’allerta sulle conseguenze organiche (cardiovascolari, osteoporosi, sindrome metabolica), ma anche psichiche (stress, ansia e depressione) a lungo termine rispetto al presente stato psicofisico, percepito comunque come non influenzato dall’attività fisica praticata.
FONTE E APPROFONDIMENTO:
ATTIVITÀ FISICA E PERCEZIONE DELLA SALUTE PSICOFISICA, V. Cofini, V. Bianchini, S. Leonardi, A. Di Domenico, M. R. Cecilia, R. Bernardi, S. Necozione, F di Orio, 47esimo Congresso Nazionale Società Italiana di Igiene 1-4 Ottobre 2014,
Dott. Massimo Amabili
Psicologo e Psicoterapeuta Ascoli Piceno e Teramo