Un recente studio pubblicato sulla sulla rivista “Addiction” a firma di Wayne Hall, dell’Universita del Queensland in Australia, ha revisionato tutta la letteratura scientifica sul consumo di cannabis pubblicata tra il 1993 e il 2013, evidenziando informazioni preziose per quanto concerne gli effetti fisici e psichici di questa sostanza psicotropa, il cui consumo ha avuto un incremento notevole negli ultimi 20 anni, diffondendosi tra adolescenti e giovani adulti in maniera pari a quella del tabacco. Il dato emergente dai 20 anni di ricerche è che il consumo prolungato di cannabis espone a un maggior rischio di patologie psichiatriche, come la schizofrenia o la psicosi. Tale rischio si accompagna anche ad un maggior tasso di bronchiti croniche e un aumento del rischio di infarto in età adulta e nei giovani con cardiopatie non diagnosticate.
Sarebbe opportuno considerare una distinzione in tema di effetti sanitari della cannabis, quella cioè tra uso occasionale e uso prolungato nel tempo. Nel primo caso, le prove scientifiche indicano che la cannabis non provoca overdose fatali. La mortalità che può seguire al suo uso è legata soprattutto alla guida di veicoli: il rischio d’incidente infatti raddoppia se il guidatore è sotto l’effetto della droga, e aumenta ancora di più se si associa all’abuso di alcool.
Nel caso di un uso regolare di cannabis, invece, uno dei rischi è di sviluppare dipendenza dalla sostanza, che secondo le statistiche riguarda un consumatore su 10. La percentuale sale però a uno su sei per chi inizia da adolescente. Inoltre, c’è una correlazione statistica con l’uso di altre sostanze, anche se non è stato stabilito il nesso causale tra i due tipi di abusi. Molti studi in passato hanno riguardato il rischio di sintomi o disturbi psichiatrici con l’uso regolare di cannabis, rischio che risulta notevolmente incrementato e riguarda in particolare soggetti con una storia familiare per questo tipo di disturbi: la sostanza, in pratica, può rendere manifesta una malattia già geneticamente presente in forma latente.
I più vulnerabili, ancora una volta, sono coloro che iniziano il consumo di cannabis nell’adolescenza: l’uso regolare in questa fase della vita raddoppia il rischio di una futura diagnosi di schizofrenia o di sviluppo di psicosi nell’età adulta. E anche in assenza di una vera e propria patologia psichiatrica, il consumo regolare di cannabis da ragazzi può determinare nella vita successiva un deficit cognitivo – il cui grado di reversibilità non è noto – ed è correlato statisticamente a un minor livello di scolarità, benché non sia dimostrato un rapporto di causa-effetto.
Per ulteriori approfondimenti:
Dott. Massimo Amabili
Psicologo e Psicoterapeuta Ascoli Piceno e Teramo