La deformità del corpo e quella della psiche: c’è vita su Marte?

La prima serie ha sbalordito, una specie di calamita carica di suspence per telespettatori. La seconda serie è stata letteralmente terrorizzante, animando una delle paure più ancestrali e condivise del mondo: il manicomio. La terza serie a molti è sembrata fragile nei contenuti, ma l’estetica e la fotografia cariche di fascino hanno oscurato il difetto di una trama meno coinvolgente delle prime due serie. Giunto alla quarta edizione, American Horror Story si è confermato il più grande successo del network americano FX: Freak Show, andata in onda l’8 ottobre, è stata seguita in diretta da ben oltre 6 milioni di spettatori. Elsa Mars (interpretata dalla sublime Jessica Lange) ci guida all’interno di una trama complessa, misteriosa, a dir poco spaventosa, commovente, erotica, colta e assolutamente imperdibile. La stagione numero quattro è ambientata negli anni 50 a Jupiter, in Florida sulle vicende di un circo, in cui l’attrazione è costituita dalle esibizioni dei cosidetti freaks, gli scherzi della natura. Una donna barbuta, un’ermafrodita, un ragazzo affetto da ectrodattilia e tanti altri, dalle più atipiche menomazioni, deformità e malattie, che hanno fatto della loro condizione di emarginati, un vero e proprio lavoro. Ma la serie va oltre le differenze visibili: alle vicende dei vari personaggi, s’incrociano le storie di altri emarginati, personaggi apparentemente normali che nascondono mostruosità latenti.

In una serie che spazia tra l’horror, il noir, il fantasy, è ovvio che i personaggi siano tutti fuori dall’ordinario, in molti sensi: tra mondo terreno e aldilà, tra realtà e fantasia, tra il bene e il male. In questo caso, spingono a interrogarsi in maniera non banale su cosa voglia dire essere un “mostro”, essere “diverso”, una diversità intesa da tutti i punti di vista possibili, testimoniata dal corpo oppure apparentemente invisibile e nascosta nell’animo. Le ipocrisie moraliste e l’emarginazione di deboli e «devianti», è questo il tema della serie, tanto a cuore al suo regista Ryan Murphy: “Erano reietti, spesso venivano sbattuti in galera senza ragione, soggetti ad angherie, pestati o ammazzati. È quanto accade oggi a tanti emarginati, e trovo che chi non ha voce meriti di averne una. In fin dei conti era questo che mi interessava nello scrivere Freak Show, lo sconforto di un gruppo di diseredati, persone senza diritti o rappresentanti, che pur avendo molto da offrire al mondo erano costretti ai margini o peggio rinchiusi. La serie si chiama American Horror Story e mi piace ogni stagione puntare un riflettore sulle atrocità commesse e che continuano ad accadere negli Usa. Credo che tutt’oggi molti ragazzi ad esempio si sentano come i freaks…”.

Niente di più attuale e trasponibile ai nostri salotti televisivi italiani, nella nostra Italian Horror Story. I vari reality e programmi defilippiani, somigliano molto ad una grande galleria degli orrori, un’incredibile fiera di fenomeni da baraccone. Cosa fanno oltre che esistere? Sono un’attrazione, ma senza saper fare assolutamente nulla, come ad esempio i tronisti. L’unica differenza è che i freak generano pena e disprezzo perché esteriormente diversi, li vorremmo lontani dalla nostra vista; i tronisti invidia perché esteriormente troppo conformi ai canoni estetici del momento. Ma la sostanza non cambia: anche i tronisti sono dei mostri. Di sicuro vale la pena sentire la versione di Life on Mars cantata con accento tedesco da Elsa Mars (una wannabe Marlene Dietrich, impresaria del circo interpretata magistralmente da Jessica Lange). C’è vita su Marte?

Per un approfondimento:

http://www.linkiesta.it/storia-freak-show-american-horror-story

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