Psicologia e chirurgia estetica: tra l’essere e l’apparire

Esiste uno stretto legame tra la chirurgia estetica e ricostruttiva e la psicologia. Policleto, scultore greco del periodo “aureo” fu uno dei precursori nel cogliere quel filo che unisce il corpo e la mente definendo le regole per scolpire la figura umana secondo gli ideali della bellezza fisica, in un perfetto equilibrio di corpo e spirito. Frequentemente il paziente si rivolge al chirurgo plastico-estetico per motivazioni dettate da esigenze fisiologiche, ovvero nel caso in cui vi sia un difetto fisico che ostacola funzioni vitali dell’organismo (come la respirazione) , oppure nel caso in cui sia necessaria la correzione di malformazioni congenite o postumi di traumi, incidenti o malattie. A volte le esigenze del paziente sono di tipo puramente estetico; altre volte il paziente presenta entrambe queste esigenze. Molto spesso la richiesta di un intervento di chirurgia estetica trova motivazioni psicologiche palesi e/o inconsce. Già l’arte greca stabilì nelle proprie sculture i canoni della bellezza allo scopo non solo di ottenere un’armonia di forme, ma anche l’equilibrio psicofisico. Alcuni dei canoni greci sono stati nel tempo modificati dall’evolversi dei costumi e della Società. Rimane pur tuttavia sempre valido il rapporto tra ciò che la nostra mente elabora come immagine del nostro corpo (come mi vedo) ed il nostro modo di relazionare con il mondo esterno sia da un punto di vista sociale che interpersonale.

Ed ecco allora che al parziale cambiamento della nostro aspetto esteriore ottenuto dopo un intervento di chirurgia estetica, si assiste molto spesso ad una rielaborazione della propria immagine interiorizzata, ma nello stesso tempo proiettata all’esterno, e questa rielaborazione incide a livello psicologico talvolta in maniera sostanziale.
In tal modo la chirurgia incide sul proprio benessere psicofisico, modificando la percezione che il soggetto ha di sé stesso, come componente di una coppia, di una famiglia, di una comunità. Generalmente quasi tutti desiderano essere più belli perchè la bellezza è spesso sinonimo di successo e di gratificazione e un aspetto piacevole e bello aiuta ad avere maggior fiducia in noi stessi e nel rapporto con gli altri, con il mondo esterno e per questo siamo disposti a ricorrere alla chirurgia estetica. Le motivazioni che inducono una persona a ricorrere alla chirurgia estetica a volte nascono da una ricerca spasmodica di raggiungere una certa perfezione estetica o parametri di bellezza elevati e osannati dai mass media, sollecitando nelle donna e negli uomini senso di inferiorità ed inadeguatezza. Non ci sono differenze motivazionali significative fra uomini e donne, tutti hanno alla base il bisogno di vedersi in modo diverso da come sono soprattutto quando la società ci induce a credere che occorra diventare bellissimi per essere “qualcuno”.

Negli ultimi anni, per tali ragioni, i migliori esperti di chirurgia plastica-estetica si avvalgono della stretta collaborazione di uno psicologo psicoterapeuta. Talvolta, infatti, dalla correzione di un difetto si può passare al cambiamento radicale del proprio aspetto e lo specialista deve individuare i casi dove non intervenire o fermarsi. Per questi motivi, tra le altre cose, i chirurghi plastici sono i medici più denunciati nell’ambito della medicina, più degli ortopedici e ginecologici. Laddove, dunque, il cambiamento è il passaggio sofferto di un disagio e malessere più esteso è consigliabile rivolgersi anche allo psicologo e affrontare un percorso comune di intervento. Diversi studi hanno inoltre dimostrato che gli interventi di chirurgia estetica in soggetti con disturbi psicologici consistenti possono alterare notevolmente il già precario equilibrio psichico della persona.

Prima di un intervento chirurgico, sarebbe adeguato procedere ad una valutazione psicologica che mira innanzitutto a verificare:

  • quali sono le condizioni psichiche della persona al momento della richiesta dell’intervento estetico;
  • qual’è l’immagine che ha del suo corpo;
  • in che modo pensa che la propria vita possa cambiare dopo un intervento estetico.

Queste informazioni sono determinanti affinché il paziente non incorra in decisioni dettate da condizioni di sofferenza psichica e non da motivazioni di reale inestetismo corporeo. Dobbiamo tenere ben presente che la chirurgia non può risolvere le nostre difficoltà interiori, il nostro disagio psicologico.
I pazienti portatori di aspettative realistiche rispetto alla chirurgia estetica sono coloro che ottengono maggiori risultati sul miglioramento della qualità di vita, mentre coloro che pensano di migliorare la loro insoddisfazione esistenziale o carente rete sociale con un intervento estetico possono alterare il loro stato psichico addirittura peggiorandolo, dal momento che nemmeno un intervento chirurgico è in grado di ridare la serenità a chi l’ha persa o ancor meno a chi non l’ha mai provata.
Non c’è nulla di psichicamente scorretto nel voler relazionarsi con le persone mostrando il meglio della nostra forma psicofisica purchè quest’ultimo aspetto non diventi elemento determinante nella costruzione del legame di accettazione con l’altro.

E’ fondamentale analizzare attentamente le motivazioni all’intervento, la consulenza psicologica procede con l’esplorazione del vissuto emotivo legato all’intervento chirurgico. In particolare si mettono in evidenza le paure o le ansie legate all’intervento stesso ma anche le paure legate alla nuova immagine corporea. Molto spesso queste paure alimentano le aspettative “miracolistiche” sull’intervento soprattutto quando il paziente nel suo immaginario si aspetta di cambiare totalmente il proprio stato fisico. Aiutare il paziente a controllare la sua paura lo aiuta a sostenere meglio i fastidi del post operatorio ma anche ad accettare meglio i cambiamenti del proprio corpo, per quanto tanto desiderati ed immaginati. Diversi studi hanno dimostrato che la correzione di difetti della forma (dismorfie) va oltre la modifica “esterna” ma agisce maggiormente sulla percezione dell’Io corporeo (inteso come l’autopercezione soggettiva che una persona ha costruito di se stessa , che non è la riproduzione fedele del dato di realtà) , questo nuovo processo di elaborazione si manifesta esternamente sotto forma di maggiore autostima , di maggiore disponibilità ad interagire e maggiore produttività lavorativa. La consulenza psicologia assume un ruolo più che mai determinante nel facilitare il paziente a potenziare la sicurezza in se stesso e nei confronti del mondo esterno, in altre parole regalando maggior gioia alla propria esistenza.

Alcuni indicatori di esito positivo.
• La presenza di una deformità fisica conclamata altrettanto evidente al medico quanto al paziente;
• La richiesta di un intervento di chirurgia per la deformazione non eccessivo, che può considerarsi correttivo e che è stato progettato da molto tempo ed è dunque stato meditato a lungo;
• La presenza di un difetto che influisce negativamente nella sfera professionale;
• La stabilità emotiva del soggetto che richiede l’intervento.

Indicatori di esito negativo.
• Pazienti con malattie psichiatriche croniche o con tendenza all’abuso di psicofarmaci. Non tutti i soggetti con disturbi psichiatrici sono controindicati alla chirurgia estetica, molti ne possono trarre anche beneficio, ma coloro che sono sofferenti in modo reiterato, proprio per l’instabilità emotiva che li caratterizza, difficilmente potranno sentirsi soddisfatti in modo stabile dai risultati ottenuti;
• Pazienti che sono stati ripetutamente sottoposti alla chirurgia estetica risultandone sempre scontenti. In alcuni casi il nuovo intervento può diventare una sfida per provare le abilità del chirurgo;
• Pazienti che si rivolgono a troppi chirurghi prima di decidersi. Questo può essere un segnale di indecisione che più facilmente si associa ad insoddisfazione nella valutazione finale del risultato dell’intervento;
• Pazienti convinti che la correzione di un difetto chirurgico sia la soluzione a tutti i loro problemi. In questi casi spesso è sotteso un disturbo psichiatrico non ancora conclamato, che il più delle volte si evidenzia successivamente all’intervento chirurgico;
• Pazienti che non hanno considerato attentamente e completamente la procedura per un periodo significativo di tempo e decidono di intraprendere la chirurgia estetica su una base impulsiva.

Bibliografia:

Polipo G. (2014), Psicologia dell’estetica. Istruzioni per una bellezza consapevole. Ed. Associazione Italiana Psicologia Estetica.
American Psychiatric Association. Body dysmorphic disorder. In: DSM-IV: Diagnostic & Statistical Manual of Mental Disorders. 4th ed. American Psychiatric Press; 1994:466-468.
Perugi G, Akiskal HS, Giannotti D, et al. Gender-related differences in body dysmorphic disorder (dysmorphophobia). J Nerv Ment Dis. Sep 1997;185(9):578-82. [Medline].
Phillips KA, Diaz SF. Gender differences in body dysmorphic disorder. J Nerv Ment Dis. Sep 1997;185(9):570-7. [Medline].

Dott. Massimo Amabili
Psicologo e Psicoterapeuta Ascoli Piceno e Teramo

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