Quando il sesso diventa dipendenza patologica

Quantificare e qualificare il comportamento sessuale è la vera sfida della moderna sessuologia, poiché in questo contesto molto importante è il ruolo svolto dal contesto sociale e culturale, dalla morale comune e individuale e dalla religione. Martin Kafka e i suoi collaboratori nel 2010 hanno proposto questa nuova definizione: “la vita sessuale di un individuo si può definire “malata” solo quando diventa una fonte persistente di infelicità e, soprattutto quando l’individuo perde completamente il controllo delle proprie pulsioni”. Si parla allora di disturbo, comunemente definito “dipendenza sessuale”, ma anche ipersessualità; in inglese “sex addiction”, “ipersexual disorder” o “sex dependence”. Alcuni soggetti, invece di approcciarsi alla sessualità come gioco, relazione, comunicazione, scambio di piacere, momento privilegiato dell’intimità, la vivono in modo ossessivo, divenendone “dipendenti”.
Numerosi sono i modelli psicologici e biologici che cercano di comprendere questo disturbo. Un modello molto diffuso è quello della dipendenza sessuale nel quale si suggerisce come l’attività sessuale, poiché provoca il rilascio di ormoni e di neurotrasmettitori legati al piacere, in alcune persone inneschi una vera e propria dipendenza come quella derivante dall’assunzione di droghe o alcool. A questo punto gli esperti si dividono: alcuni ritengono che la dipendenza sia mantenuta da solo fattori biologici, altri invece sottolineano l’importanza del vissuto personale legato a momenti così intensi. Un’altra teoria che è stata avanzata per spiegare l’ipersessualità è quella che la considera come risultato di un comportamento compulsivo. Willy Pasini, spiega che dal momento in cui le compulsioni vengono messe in atto per ridurre lo stato d’ansia, l’atto sessuale potrebbe diventare un comportamento compulsivo che queste persone mettono in atto per ridurre l’ansia e non per piacere. Si attiva così un circolo vizioso mantenuto dalla consapevolezza di aver fatto qualcosa di “sbagliato” che fa aumentare il livello dell’ansia, che viene placata ricercando nuovi e più frequenti rapporti sessuali, che col tempo risultano essere sempre meno legati al piacere diventando e sempre più meccanici. Dagli studi sul funzionamento biologico del desiderio sessuale e dalle ipotesi avanzate negli anni ottanta da Bill Kinder nasce anche una terza teoria, quella attualmente più accreditata, che spiega la continua ricerca di partner sessuali come risultato dell’impulsività, ovvero della perdita della capacità di controllare o resistere a una tentazione. Teoria che ben si combina anche con tutti i casi di ipersessualità presenti in certe forme di epilessia e demenze senili ben noti da tempo ai neurologi.
La sesso dipendenza tuttavia non rientra nella classificazione del DSM V (Diagnostic and Statistical Manual of Mental Disorders dell’American Psychiatric Association) riconosciuto come riferimento per inquadrare le patologie psichiatriche, perché la ricerca a riguardo è stata giudicata insufficiente. Ma è noto ai clinici che ci sono molte persone che cercano aiuto da una sessualità sfrenata.

Quadro sintomatologico

Invece di gustarsi il sesso in modo naturale, come relazione intima e scambio di piacere, il dipendente sessuale si relaziona al sesso in modo ossessivo e con motivazioni diverse, tra cui: per confortarsi dal disagio, rilassarsi dallo stress, dare un’immagine di sé accettabile o prendersi cura di sé. I comportamenti che il dipendente sessuale può mettere in atto sono i più svariati: masturbazione, rapporti sessuali anche con persone anonime o con prostitute, esibizionismo, voyeurismo, pratiche di tipo sadomasochistico, fantasie sessuali ossessionanti, acquisto di materiale pornografico, utilizzo di servizi erotici al telefono, via internet e altro ancora.Il sesso diviene un’esigenza primaria per il quale tutto il resto può venire sacrificato, inclusi la salute, la famiglia, gli amici e il lavoro.
Come conseguenza diretta il soggetto che soffre di dipendenza sessuale può sviluppare disfunzioni sessuali (eiaculazione precoce o ritardata, anorgasmia ecc), malattie sessualmente trasmesse o disturbi quali ulcera, pressione alta, calo delle difese immunitarie, esaurimento fisico o disturbi del sonno. Una buona percentuale dei dipendenti sessuali ha gravi problemi matrimoniali e di rapporto con i figli. La dipendenza da sesso infatti ha conseguenze gravi sia a livello individuale che sociale. I dipendenti da sesso, oltre a vivere un forte disagio psicologico, deteriorano progressivamente i rapporti affettivi e relazionali e compromettono la loro attività lavorativa ed economica. In più, secondo precedenti ricerche, il 55% commette con alta frequenza reati a sfondo sessuale. Pertanto la problematica della Dipendenza da Sesso non ha solo rilevanza clinica individuale, ma anche significativi riflessi sociali. Diversi studi hanno rivelato una comorbilità tra dipendenza sessuale e disturbi dell’umore (in particolare la depressione maggiore) – alcune ricerche hanno mostrato una relazione paradossale tra umore negativo e sessualità in alcuni individui, con aumento dell’interesse sessuale in correlazione all’aumento dell’umore negativo; disturbi d’ansia quali il disturbo d’ansia generalizzata, il disturbo post-traumatico da stress e la fobia sociale; disturbo da deficit dell’attenzione/iperattività; disturbi di personalità appartenenti ai clusters B e C; e altre forme di dipendenza (alcool, droghe, gioco d’azzardo patologico,shopping compulsivo).

Terapia

Ovviamente esistono diversi approcci in base alle diverse teorie di riferimento. C’è chi propone l’astinenza assoluta, aiutata con la partecipazione di gruppi di auto aiuto come quella degli alcolisti anonimi, recentemente messa in discussione da numerosi gruppi di ricerca. C’è chi propone invece di intervenire con una terapia cognitiva comportamentale, a volte accompagnata da una terapia farmacologica. Nonostante non sia codificata nel DSM V come disfunzione sessuale né tra le patologie ossessivo-compulsive, la “dipendenza sessuale” è un disturbo che può arrecare gravi disagi a chi ne soffre, sia dal punto di vista fisico che dal punto di vista dei rapporti sociali e familiari.
E’ importante non confondere un un’intensa attività sessuale con questo disturbo del comportamento e a questo fine sono stati elaborati test specifici. Poiché tuttavia si tratta di un disturbo che si può sviluppare progressivamente, è bene conoscerlo per essere in grado di coglierne i primi sintomi e prevenirne lo sviluppo attraverso la consapevolezza dei pericoli che può comportare.

Riferimenti bibliografici

Kafka, MP.(2010); Hypersexual disorder: a proposed diagnosis for DSM-V. Archives of Sexual Behavior. Apr;39(2):377-400.

Dott. Massimo Amabili
Psicologo e Psicoterapeuta Ascoli Piceno e Teramo

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