Attenzione alle forti arrabbiature: aumentano di 8,5 volte il rischio di infarto!

Un recente studio dell’Università di Sidney, pubblicato sullo European Heart Journal Acute Cardiovascular Care, ha evidenziato come gli eccessi di rabbia siano in grado di scatenare un infarto, trasformando un’osservazione che è sempre stata sotto gli occhi di tutti, in una evidenza scientifica. Il gruppo di ricercatori dell’Università di Sidney ha esaminato 313 pazienti con sindrome coronarica acuta (causata dall’ostruzione di una coronaria, confermata angiograficamente), verificando se fossero stati preda di un attacco d’ira nelle 48 ore che avevano preceduto l’infarto. Tale studio è stato condotto tra il 2006 e il 2012 presso il Royal North Shore Hospital di Sydney (Australia) ed ha interessato i pazienti ricoverati per sospetto infarto, poi confermato alla coronarografia.

Le esplosioni di ira, autoriferiti dai pazienti mediante questionario e comparsi nelle 48 ore precedenti l’infarto, venivano misurati mediante una scala a 7 punti, nella quale 1 corrispondeva a ‘calma’ e 7 a ‘adirato al massimo, fuori controllo, scaglia oggetti, fa del male a se stesso o agli altri’. La soglia di un attacco acuto di rabbia, influente ai fini di questo studio, veniva arbitrariamente collocata a 5, corrispondente a ‘molto arrabbiato, teso, a pugni chiusi, pronto ad esplodere’.

Dall’indagine condotta sui pazienti infartuati è emerso che sette dei 313 casi arruolati (il 2,2%) avevano riferito un episodio di rabbia di intensità pari o superiore a 5, nelle due ore precedenti l’infarto; un altro partecipante aveva raggiunto un livello di arrabbiatura 5, quattro ore prima dell’infarto, mentre il livello 4 (‘moderatamente adirato, in modo tale tuttavia da rivelarlo dalla voce) era stato toccato da due infartuati due ore prima e da altri 3, quattro ore prima dell’infarto. I più frequenti episodi scatenanti un infarto sono risultati i litigi all’interno della famiglia e le discussioni sul posto di lavoro. Rispetto alla frequenza e al livello ‘abituale’ di arrabbiature, il rischio relativo di infarto entro 2 ore da uno scoppio d’ira violenta (uguale o maggiore di 5, nella scala da 1 a 7) è risultato aumentato di 8,5 volte. Non è stata rilevata invece alcuna associazione tra infarti ed episodi di ‘contrarietà’ minore, mentre un elevato livello di ansia è risultato associato ad un rischio di infarto superiore a 9,5 volte. Un’intensa arrabbiatura, a casa o sul lavoro, fa aumentare il rischio di infarto nelle due ore successive. Come anche un forte stato d’ansia. La saggezza popolare che invita a non prendersela troppo di fronte alle contrarietà della vita, si rileva dunque un vero e proprio strumento di prevenzione. Da affinare con programmi ad hoc per le persone con le coronarie a rischio.

“Sebbene il rischio assoluto di un singolo episodio di rabbia come fattore scatenante di un infarto sia basso – commenta Thomas Buckley, ricercatore dell’Università di Sydney – i nostri dati dimostrano che il pericolo che questo accada è reale e concreto. L’aumentato rischio di infarto nelle ore successive ad una violenta arrabbiatura o ad un importante stato d’ansia è verosimilmente il risultato di un aumento della frequenza cardiaca e della pressione arteriosa, della vasocostrizione e di un’attivazione della coagulazione, tutti fattori associati allo scatenamento di un attacco di cuore ”. Un forte stato d’ansia o di rabbia può dunque scatenare un infarto del miocardio. I risultati di questo studio suggeriscono dunque la necessità di imbastire delle strategie in grado di proteggere i soggetti più a rischio, nei momenti di forte stress emotivo. Alla luce di questi risultati – prosegue Buckley – sarebbe auspicabile valutare la propensità all’ira o all’ansia nei soggetti cardiopatici, per aiutarli a proteggersi da questi rischi. Tra i potenziali approcci preventivi potrebbe trovare posto l’allenarsi a ridurre il carico di stress per limitare così l’intensità delle risposte sul versante dell’ira o dell’ansia, ma anche imparare ad evitare le situazioni e i contesti, in grado di scatenare queste reazioni. Per i soggetti ad alto rischio si potrebbe considerare anche un trattamento protettivo da somministrare nel momento o nell’immediatezza di uno scoppio di ira. Per ridurre ulteriormente il rischio di un attacco di cuore, in questi soggetti andrebbero infine minimizzati anche altri fattori di rischio quali l’ipertensione e il fumo di sigaretta”.

BIBLIOGRAFIA
Articolo originale: http://acc.sagepub.com/content/early/2015/02/20/2048872615568969.full
Ulteriori approfondimenti: http://www.quotidianosanita.it/scienza-e-farmaci/articolo.php?articolo_id=26243

Dott. Massimo Amabili
Psicologo e Psicoterapeuta Ascoli Piceno e Teramo

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *